Roma – E’ stato pubblicato il testo Innovazione nella conservazione – nell’ultima edizione di Territorio Italia la storica rivista scientifica dell’Agenzia delle Entrate sui temi del governo del territorio, catasto e mercato immobiliare – indaga i possibili impieghi nel campo della pubblicità immobiliare di due innovazioni tecnologiche come la blockchain e il Non fungible token (Nft), con specifiche caratteristiche e potenzialità: la prima come registro informatico decentralizzato inalterabile e ad alta sicurezza, e il secondo come certificazione digitale di proprietà.
La prospettiva è quella della creazione di un registro dei diritti immobiliari europei, con token digitali di proprietà – integrati con tutti i dati del bene, anche di natura cartografica, catastale, estimativa – che possano agevolare la circolazione dei beni e l’integrazione in ambito europeo, nel rispetto e nella valorizzazione delle esperienze nazionali. Premessa fondamentale da cui partire è l’analisi del contesto, ossia una breve disamina del concetto di infosfera: siamo permeati dai dati; la creazione, archiviazione, condivisione e accesso alle informazioni in modo rapido ed efficiente, su scala globale, ha radicalmente cambiato la società in cui viviamo.
Il valore dei dati è oggi indiscutibile, ed è tanto evidente anche nel settore immobiliare, dove le informazioni dettagliate – i dati dei beni, i prezzi delle proprietà, gli aspetti giuridici ed economici ad essa collegati, come per esempio i finanziamenti attraverso le ipoteche – generano valore per cittadini e imprese.
L’autore indaga l’applicazione della blockchain come tecnologia in grado di innovare i sistemi di land registration attraverso la digitalizzazione degli archivi e dei processi, favorendo l’interoperabilità tra le amministrazioni centrali e pubbliche, anche in un contesto internazionale.
Ma che cos’è la blockchain? È un registro digitale costituito da blocchi di dati tra loro concatenati, organizzato secondo un modello decentrato e distribuito all’interno di una rete. Particolarmente interessante, secondo Amico, è l’applicazione al processo di land registration, ancor più nei Paesi privi di una specifica o tradizionale impostazione giuridica legata alla proprietà immobiliare, ossia senza preesistenti sistemi di trascrizione o intavolazione. La portata innovativa della blockchain trova, invece, resistenza nei Paesi con una complessità giuridica maggiore e con standard già elevati di garanzie giuridiche, assicurate dalle relative istituzioni tradizionali, come ad esempio le conservatorie e il notariato: ne è un esempio l’Italia, ma rientrano in questo elenco anche i Paesi europei di civil law.
Dopo questa analisi iniziale, l’autore focalizza il suo studio sull’esperienza della Svezia, con approfondendone gli aspetti con dovizia di particolari. Dal 2016 il Paese scandinavo ha messo in atto un programma per applicare la blockchain ai registri immobiliari, allo scopo di migliorare l’efficienza e la trasparenza del processo di registrazione fondiaria. Il case history svedese funge da esempio anche per gli altri Paesi – soprattutto quelli in via di sviluppo – nei quali sono in corso sperimentazioni che si prefiggono lo stesso obiettivo.
A seguire l’autore propone un confronto con il sistema italiano, che definisce come un originale esempio di innovazione e conservazione. Per nostro sistema, che pure ha recepito i miglioramenti portati dalla digitalizzazione dei processi in termini di efficienza e trasparenza, l’introduzione della blockchain può essere un’opportunità che va a inserirsi in un insieme collaudato di norme, prassi e procedure in cui il controllo umano resta elemento cruciale, ineliminabile, garante della correttezza, sicurezza ed etica delle operazioni, costituendo quindi un vero valore aggiunto.